Un gruppo di detenuti durante la mattinata è salito sul tetto del carcere San Vittore di Milano gridando ‘Libertà, libertà’. La rivolta, come in molte altri penitenziari d’Italia in quei giorni, è scoppiata a causa delle nuove restrizioni previste dall’emergenza da coronavirus (9 marzo inizio del lockdown in tutta Italia) in una situazione di convivenza forzata in celle strapiene, è stata scintilla che ha fatto divampare una rivolta che covava da tempo nelle carceri italiane. Alle condizioni già conosciute di sovrappopolazione delle carceri italiane e al sistema sanitario carcerario al collasso si è aggiunta la limitazione dei colloqui e delle misure restrittive su permessi e semilibertà. Da alcune celle del lato Sud si sono alzate colonne di fumo provenienti dall’interno e causate dall’incendio di alcuni oggetti. Dall’interno del penitenziario provengono urla e suoni indistinti provocati dal battere incessante contro le grate e i muri, “così forti che sembrano quelli di un cantiere edile a pieno regime.”
Alla fine, le carceri coinvolte in Italia saranno 21. Scontri, incendi, violenze, evasioni di massa. Un bilancio che conta 107 agenti feriti, 69 detenuti ricoverati in ospedale e soprattutto, tredici detenuti morti. Tre i deceduti a Rieti, uno a Bologna, cinque a Modena e altri quattro trasferiti da Modena, deceduti ad Alessandria, Parma, Verona e Ascoli.
Detenuti sul tetto del penitenziario
Detenuti sul tetto del Carcere di San Vittore
Detenuti sul tetto del Carcere
Detenuto osserva le guardie del Carcere
Detenuti sul tetto del Carcere di San Vittore
i Vigili del fuoco salgono verso il tetto del penitenziario sotto gli sguardi dei detenuti
Carcere di San Vittore, Milano
Polizia in tenuta antisommossa entra dal passo carrabile del Carcere di San Vittore